Stiff Rig
E’ il mio preferito attualmente, quello che utilizzo di più e che meglio si presta agli spots da me frequentati.
Caratteristica essenziale è la sua versatilità; lo stiff rig, infatti, è adattabile ad un numero elevatissimo di dacron e di trecce da terminali, nonché a quasi tutti i modelli e misure d’ami.
Personalmente lo utilizzo un po’ per tutte le presentazioni dell’esca, variando dalla singola boilies affondante, ad inneschi più voluminosi costruiti con granaglie o particle pop up.
Naturalmente in relazione all’innesco che intenderò adottare varierò il tipo di amo, la misura dello stesso, la lunghezza del capello, la posizione del tubicino termorestringente sulla curvatura dell’amo e spesso anche il materiale di costruzione del terminale.
Lo considero un hair rig particolarmente tecnico poiché permette una presentazione dell’esca sicuramente naturale (se costruito nella dovuta maniera) e garantisce a noi una sicurezza relativa al posizionamento dell’esca sul fondale.
Se ci si pensa lo Stiff altro non è un’evoluzione del “senza nodo”; il pezzettino di tubicino termorestringente sulla curvatura dell’amo che vincola una parte del capello impedisce agli stessi quegli strani movimenti che spesso possono causare problemi o “ingarbugliamenti” nella fase di lancio. Ciò permette di effettuare lunghi e generosi lanci anche con hooklink medio lunghi detenendo una certa tranquillità, se la lenza principale è costruita correttamente.
Negli ambienti ad alta pressione di pesca sono solito utilizzare stiff rig abbinati ad ami leggeri e di piccola misura (size 6-8-10) e a dacron o monofluorocarbon di modesto libraggio e pesantezza, con esche di piccola entità, al fine di vincere la perfetta diffidenza di molti pesci. Naturalmente non si può pensare a ciò in tutti i luoghi e situazioni (sarebbe impensabile con fondali molto sporchi o irti di vegetazione sommersa), né si può pensare di operare in tal modo una selezione della taglia delle catture, ma con tutte le dovute attenzioni, certe scelte diventano importanti.
Caratteristica essenziale è la sua versatilità; lo stiff rig, infatti, è adattabile ad un numero elevatissimo di dacron e di trecce da terminali, nonché a quasi tutti i modelli e misure d’ami.
Personalmente lo utilizzo un po’ per tutte le presentazioni dell’esca, variando dalla singola boilies affondante, ad inneschi più voluminosi costruiti con granaglie o particle pop up.
Naturalmente in relazione all’innesco che intenderò adottare varierò il tipo di amo, la misura dello stesso, la lunghezza del capello, la posizione del tubicino termorestringente sulla curvatura dell’amo e spesso anche il materiale di costruzione del terminale.
Lo considero un hair rig particolarmente tecnico poiché permette una presentazione dell’esca sicuramente naturale (se costruito nella dovuta maniera) e garantisce a noi una sicurezza relativa al posizionamento dell’esca sul fondale.
Se ci si pensa lo Stiff altro non è un’evoluzione del “senza nodo”; il pezzettino di tubicino termorestringente sulla curvatura dell’amo che vincola una parte del capello impedisce agli stessi quegli strani movimenti che spesso possono causare problemi o “ingarbugliamenti” nella fase di lancio. Ciò permette di effettuare lunghi e generosi lanci anche con hooklink medio lunghi detenendo una certa tranquillità, se la lenza principale è costruita correttamente.
Negli ambienti ad alta pressione di pesca sono solito utilizzare stiff rig abbinati ad ami leggeri e di piccola misura (size 6-8-10) e a dacron o monofluorocarbon di modesto libraggio e pesantezza, con esche di piccola entità, al fine di vincere la perfetta diffidenza di molti pesci. Naturalmente non si può pensare a ciò in tutti i luoghi e situazioni (sarebbe impensabile con fondali molto sporchi o irti di vegetazione sommersa), né si può pensare di operare in tal modo una selezione della taglia delle catture, ma con tutte le dovute attenzioni, certe scelte diventano importanti.